Lymphoma Coalition Global Summit 2024

L’edizione 2024 del Global Summit

La Lymphoma Coalition è un network internazionale di associazioni di supporto ai pazienti con linfoma costituitasi nel 2002 con l’obiettivo di costruire una fonte centralizzata di condivisione di informazioni e risorse aggiornate, coerenti e affidabili, a disposizione delle singole organizzazioni. AIL è membro a pieno titolo della Lymphoma Coalition fin dalla sua fondazione. Ad oggi si annoverano oltre 80 associazioni provenienti da oltre 50 paesi.

Il Summit di quest’anno ha offerto un’opportunità unica a due rappresentanti di AIL per interagire con i principali esperti a livello globale, confrontarsi con i rappresentanti delle organizzazioni affiliate da tutto il mondo, partecipare a workshop stimolanti e collaborare su iniziative chiave per il futuro delle persone con linfoma.

Il Presidente AIL, Giuseppe Toro, ha aperto i lavori con i suoi indirizzi di saluto, ricordando che l’anno scorso proprio ad AIL è stato assegnato il prestigioso premio ‘Karen Van Rassel Leadership Award’ conferito dalla Lymphoma Coalition come riconoscimento per l’eccezionale impegno nella sensibilizzazione sui linfomi.

I temi al centro dell’incontro e dei workshop

Nel corso del Summit di quest’anno, una sessione dedicata alla condivisione delle migliori prassi tra i membri ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento dei pazienti e del ruolo dell’advocacy nella valutazione delle tecnologie sanitarie (HTA), evidenziando come le politiche governative riguardanti la salute in Australia ed in Sud Africa siano state influenzate grazie alla partecipazione e l’impegno delle rispettive associazioni di pazienti.

Interessante anche la sessione sull’utilizzo dei dati esperienziali dei pazienti per dare forma a politiche più efficaci e incentrate sul paziente nell’ambito dei processi HTA. Gli stakeholder intervenuti – un rappresentante dell’Agenzia Europea del Farmaco ed uno studioso di un Ente indipendente – hanno discusso le buone prassi per la raccolta e l’utilizzo di dati del mondo reale per informare le decisioni sanitarie e migliorare la qualità complessiva delle cure.

Nella sessione ‘Ripensare i finanziamenti e i sistemi sanitari: da spesa a investimento”, la dott.ssa Mary Gospodarowicz, Professoressa Emerita di Radiologia Oncologica a Toronto, Canada, oggi impegnata socialmente a livello globale per la lotta contro il cancro, ha tenuto una presentazione avvincente su come le organizzazioni di pazienti dovrebbero ripensare la loro azione di advocacy puntando su un’assistenza sanitaria basata sul valore, che si massimizza con l’ottenimento di migliori risultati per i pazienti da un lato e con il contenimento dei costi dall’altro. Entrambi questi obiettivi sono perseguibili con un cambio di paradigma che passa attraverso il coinvolgimento del paziente nella fase decisionale sul percorso di cura che dovrà affrontare.

L’importanza di condividere le idee

A tale riguardo, la dottoressa Anne Stiggelbout dell’Università di Leiden, Paesi Bassi, ha approfondito, con un approccio incentrato sul paziente, vari aspetti del processo decisionale condiviso. Sono state presentate strategie per rafforzare la consapevolezza dei pazienti in merito alle loro scelte sanitarie, per supportare e motivare i medici a condividere con il paziente il processo decisionale delle cure da intraprendere, per migliorare la collaborazione tra pazienti e medici affinché il trattamento individuato sia in linea con i valori dei pazienti.

Quanto sia importante oggi la condivisione delle scelte terapeutiche è emerso chiaramente anche dalla panoramica fornita dal dottor John Gribben, Professore di Oncologia Medica a Londra, Regno Unito. Sono tali e tante le innovazioni emerse in questi ultimi anni, che per un verso offrono speranza ai pazienti affetti da malattia recidivante o refrattaria e dall’altro rendono pressoché obbligatoria la partecipazione attiva del paziente nel decidere quale, tra le opzioni possibili, sia quella più adatta alle sue esigenze.

Tutte le sessioni del Summit sono state concepite per incentivare lo scambio di idee e il coinvolgimento tra i membri. Si sono svolte sessioni parallele, tra cui quelle incentrate sull’uso dei farmaci biosimilari nei linfomi e sulla revisione della carta dei servizi per i pazienti affetti da linfoma, per stimolare discussioni di gruppo che hanno portato a spunti importanti che saranno oggetto di elaborazione da parte dello staff della Lymphoma Coalition per la stesura di specifici documenti.

 

Giornata Mondiale per la consapevolezza sul Linfoma

Il 15 settembre si celebra la Giornata Mondiale per la Consapevolezza sul Linfoma, un giorno dedicato all’informazione e alla sensibilizzazione su un gruppo molto eterogeneo di malattie che complessivamente in Italia colpisce ogni anno oltre 16 mila persone.

AIL è in prima linea in questa ricorrenza assieme alla Lymphoma Coalition, un network globale di associazioni di pazienti che si pone l’obiettivo di non far mai calare l’attenzione pubblica sulle necessità di chi lotta contro queste patologie. Questa ricorrenza nasce nel 2004 e celebra quest’anno i 20 di attività all’insegna di un solo obiettivo comune: creare una maggiore consapevolezza sul riconoscimento dei sintomi dei vari sottotipi di malattia, sull’importanza di una diagnosi precoce e sui diversi trattamenti ad oggi disponibili.

In questo contesto, ogni anno viene approfondito un tema diverso, considerato fondamentale per affrontare il percorso terapeutico e il 2024 è dedicato alla sfera emotiva e psicologica dei pazienti, riconosciuta sempre di più come fondamentale e troppo a lungo sottovalutata nei percorsi di cura. L’indagine 2024 sui pazienti affetti da Linfoma e Leucemia linfatica cronica, ha infatti evidenziato che il 67% degli intervistati ha sperimentato ansia, paura e depressione, stati d’animo poco condivisi con i clinici di riferimento.

Per questo Parliamone francamente è lo slogan della manifestazione di quest’anno. Spesso infatti convivere con un linfoma significa imparare ad affrontare sentimenti difficili e scoraggianti, che cambiano la relazione con se stessi e con il mondo dei propri affetti. Imparare ad affrontare questi stati d’animo aiuta i pazienti ad accettare in maniera più consapevole la propria situazione e ad avere quindi un rapporto migliore con gli affetti e la famiglia.

AIL ha deciso di partecipare a questa iniziativa ribadendo l’importanza di supportare chi sta lottando contro un linfoma a 360°, non  trascurando mai le conseguenze emotive e psicologiche della malattia e offrendo servizi di accompagno e supporto sempre più capillari sul territorio.

Scopri di più sull’iniziativa

 

Risultati dell’indagine mondiale pazienti su Linfomi e LLC

Sono stati da poco pubblicati i risultati 2022 di una ricerca che ha coinvolto in tutto il mondo più di 7000 pazienti e 1500 caregiver affetti da Linfoma o Leucemia Linfatica Cronica, 582 dei quali reclutati in Italia. AIL ha contribuito alla redazione dei questionari grazie al lavoro del gruppo pazienti linfomi AIL-FIL e alla promozione e condivisione della survey, per dare una voce ai bisogni di chi vive queste malattie.

DARE VOCE AI PAZIENTI E MAPPARE LE NECESSITÀ 

L’indagine mondiale pazienti su Linfomi e Leucemia Linfatica Cronica è promossa ogni due anni dalla Lymphoma Coalition, un’organizzazione no-profit cui aderisce una rete di oltre 80 gruppi di pazienti con linfoma operanti in più di 50 Paesi per condividere informazioni, risorse e buone prassi, sostenendo gli sforzi reciproci per aiutare i pazienti con linfoma a ricevere l’assistenza e il supporto necessari. Sono stati da poco pubblicati i dati del 2022 che parlano di un grande successo. Complessivamente sono stati raccolti dati di 8637 persone: 7113 pazienti e 1524 caregiver. In Italia, quarto Paese al mondo per numero di risposte dopo Francia, Cina e USA, il questionario è stato compilato da 582 persone: 499 pazienti e 83 caregiver.

AIL fa parte delle Lymphoma Coalition e attraverso Il Gruppo Pazienti Linfomi AIL-FIL ha partecipato alla realizzazione della survey. Il Gruppo infatti ha contribuito a rivedere la versione italiana dell’indagine per garantire che le traduzioni riflettessero correttamente le domande poste. Inoltre, poiché in occasione dell’indagine del biennio precedente nel nostro Paese era stato raccolto un numero di risposte superiore alla soglia di 100, il Gruppo Pazienti Linfomi è stato invitato ad aggiungere 5 ulteriori domande con l’obiettivo di ottenere informazioni utili a migliorare l’assistenza nello specifico contesto italiano. Abbiamo approfittato di questa opportunità per raccogliere alcuni dati locali su argomenti che spaziano dalla conservazione della fertilità, accesso alle cure e sperimentazioni cliniche, diritto all’oblio oncologico, che saranno utili per la nostra missione di advocacy.

ANALISI DEI RISULTATI

Per lo più i risultati italiani sono in linea con quelli su scala globale:
• solo al 22% dei pazienti è stata prospettata più di un’opzione terapeutica;
• più della metà dei pazienti ha riscontrato la fatigue come sintomo della malattia (55%) o come effetto collaterale del trattamento (59%);
• il 62% dei pazienti ha indicato di aver avuto timore per una recidiva e il 40% per una progressione del linfoma;
• riguardo la ricerca clinica, il 57% dei pazienti ha ricevuto informazioni dai propri medici sugli studi clinici, ma solo il 20% dei pazienti è stato coinvolto nei protocolli di ricerca per il linfoma o la LLC. Il 73% dei pazienti ha riportato come maggiore ostacolo al partecipare a un protocollo di ricerca il fatto che “non è mai stato presentato come un’opportunità a cui prendere parte”;
• durante la pandemia Covid-19 i pazienti hanno riportato maggiore depressione (36%) e ansia (37%). Per il 56% l’esperienza di cura per il linfoma è cambiata. Solo il 5% dei pazienti era fortemente d’accordo al consulto via telefono o video rispetto al faccia a faccia con il proprio medico curante. Per circa la metà dei pazienti (47%) le organizzazioni no-profit sono state di grande aiuto per informarsi e come supporto.

I PAZIENTI IN ITALIA

Sono state però rilevate alcune significative differenze a livello di informazioni, orientamento e supporto che depongono a favore del nostro Sistema sanitario ed in particolare dei nostri Centri di Ematologia:

• ha ritenuto di essere ben informato sui processi decisionali riguardo la propria salute circa la metà dei pazienti italiani (48%) e solo il 18% dei pazienti a livello globale;
• la risorsa preferita di informazioni è stata individuata nei medici dal 96% dei pazienti italiani e dal 56% dei pazienti a livello globale.

Interessanti anche le risposte ad alcune delle domande poste ai soli pazienti italiani:

il 17% dei pazienti ha effettuato trattamento e follow-up, almeno in parte, in un centro medico al difuori della propria regione di residenza;
Il 28% dei pazienti si è sentito discriminato nell’accesso a servizi di credito o assicurativi. Il 39% dei pazienti che hanno riferito di sentirsi discriminati ha avuto l’ultima terapia più di 5 anni prima del sondaggio.